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Un guazzabuglio visionario ricco di note e cianfrusaglierie mentali, fitto di attribuzioni, di territorialità e di storicità che parte da lontano per approdare alla modernità mettendo in rilievo la storia diventata "metastoria" e si connatura di personalizzazioni e tipi umani che si inseguono sia pure in contesti diversi. Essi rispondono al prosieguo di un'unica trama. Sono come tante matrioske mentali, incastonate una nell'altra che alla fine colmeranno l'unica grande matrioska. Il loro registro è che rispondono a riflessioni minimaliste ed anche a spunti di più grande pensiero del protagonista Benito Careno, pescatore-pensatore che approfitta anche della grande pazienza dell'amico Peppino Merisi - pescatore di tonno rosso. Il retroscena del racconto è la suggestione dei romanzi di mare, in primis "Moby Dyck" ma per me anche "Horcynus Horca". Naturalmente, come tardo epigono, protagonista di una visionarietà diversa, più consona ai tempi, con un piede nella modernità che non è storia ma metastoria.